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martedì 30 maggio 2006

ResistenzaTeramana.it incontra i ragazzi ... reduci da Mauthausen

Con la preziosa mediazione di Giancarlo Falconi e l'interessamento dell'Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Giulianova Laura Ciafardoni e dei responsabili dell'Istituto Scolastico giuliese i ragazzi della Scuola Media Bindi Pagliaccetti hanno voluto incontrarci per manifestare il loro apprezzamento per aver evidenziato all'interno del sito il loro viaggio a Mauthausen e per comunicarci le loro emozioni e le loro sensazioni per ciò che hanno appreso visitando un luogo dove migliaia di esseri umani hanno perso la loro vita.

Abbiamo voluto ringraziare i ragazzi regalando a ciascuno di loro il nostro DVD con la speranza che esso sia lo spunto per apprendere e approfondire le tematiche relative alla Resistenza Teramana.
Un ringraziamento a Laura Ciafardoni ... ce ne fossero di Assessori o funzionari pubblici come lei, con la sua carica di umanità, di dolcezza ... e di curiosità.

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Vincenzo Cicconi
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Le braccia del mondo avvolgono Giulianova.
Un semplice abbraccio come un ospite che si conosceva, un’amica, un poeta e i versi che non ha scritto.

Il mondo di internet può rendere il lavoro di una scuola, della politica, universale, attraverso il senso della storia e della vita.

La scuola media Bindi Pagliaccetti, ha lavorato attraverso il ricordo ed il dolore, la politica di un consiglio comunale unanime, ha contribuito a rendere un progetto ... esempio reale.

Un’esperienza senza fiato, vissuta in uno spazio del tempo, dove gli uomini dimenticavano le proprie madri, uccidendo i figli.

La Giornata della Memoria, vissuta come un segna libro, un indice puntato verso l’orrore della deportazione o del Manifesto della Razza.
Il mondo ci annulla i pensieri, la capacità di essere e non di avere, una coscienza personale e non
fatta di personalismi.

La televisione è “cattiva maestra”, perché dovrebbe essere dosata come una medicina, senza abusarne, ma con la consapevolezza di essere attori non comparse.

I ragazzi di Giulianova hanno la vita nel cuore, sanno sorridere ... e Andrea mi racconta, mi consola con “La sua vita bella”.
Il resto è la storia di Laura Ciafardoni, che abbiamo definito la pantera rosa del

Comune, forse abusando di una simpatia spontanea e trascinante.
Oggi siamo più sereni nell’essere d’accordo con quella definizione, perché l’assessore alla Pubblica Istruzione, riesce con passo leggero a credere nel futuro ... fatto dai ragazzi e dalla scuola.

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Giancarlo Falconi
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giovedì 4 maggio 2006

Ercole Vincenzo Orsini, medaglia d'oro della Resistenza Teramana


Quella mattina che mattinè di poeti e versi, che mattinata di musica e note, che mattata di storia e verità, adagiata in una custodia di venature d'Ebano umano.

Erano le sei di un' alba teramana, quando m' incamminai per piazza Orsini, attraversando il lungo viale Bovio con la testa alta e china, come le fronde degli alberi al cospetto di un vento d'onore.

Le mie scarpe erano lucide a specchio, avevo i gemelli al polsino e un fazzoletto rosso all'occhiello della giacca.

Sentivo il mio cuore rapito da un sasso, lanciato a sfiorar il laghetto della villa, da quei cerchi della vita, che ti mostrano per un istante un'anima svanita nei ghirigori della mente.

Piazza Orsini era solitaria di Leoni, lì ferma e fiera a sorreggere il comune senso della vita, del coraggio, dell'umiltà, della resistenza.
Il tempo fermo alle quattro stagioni, si accomodò elegante due panchine più in là, sedette accanto a molte ombre luminose e...attese con nobile pazienza.

La mano di Vincenzo Ercole Orsini, l'eroe della Resistenza teramana, la medaglia d'oro di una memoria memore e mima del sacrificio alla vita, del falegname artista, del liutaio poeta, si posò sulla mia nuda spalla in mille attimi rallentati, come l'ondeggio di una foglia d'Autunno, che culla il suo cadere con il verso di un sedia a dondolo.

Mi girai giostraio, a rubare un suo sguardo, ma ne colsi la presenza accanto, seduto a mirar i suoi Portici, il Comune, le Panchine, Le Aiuole l'aria di una Teramo d'alba fiorita.

Spalle dritte, le mani e le ginocchia ad unisono saltellanti, le labbra disegnate da un uomo che baciava la vita con la passione di un amore conteso e difeso.

Quegli occhi grandi ad inseguire l'ultimo ricordo, di quel pomeriggio del 13 Dicembre del 1943, quando in una tombale Montorio, fu ucciso dalle milizie fasciste, in uno scontro che di epico e valoroso, ebbe solo la vita di Orsini.

Lo guardavo senza parlare ... e per un cantastorie il silenzio è follia ... lo miravo senza domande e per un favolaio di vita, il silenzio è una folle menzogna ... ma io sono un poeta e ho tempo ... di cogliere le rime di una natura in fiore.

Bianca vestita la colomba che di sbattere le ali, s'arrese dinanzi alla fontana dei due Leoni ... Orsini si pose sicuro e ne difese l'ultimo respiro dagli occhi indiscreti e ansiosi di una vita perduta ...
gli chiesi cosa fosse per lui la morte ... mi sorrise gentile e disse:

"La morte è di coloro che vivono nell'ombra di chi non vede, non sente, non denuncia le offese alla dignità e nobiltà dell'animo umano ... L'uomo muore mille volte nella sua viltà di servo e cortigiano, di un potere che dimentica la gente che soffre, per vivere in un limbo sdegnoso".

Quelle parole erano violente di verità ed il mio pensiero fuggi a rendere di ricordo, gli eroi per la mia e nostra libertà ... una prosa a tutti e di virtù memoria mi vien da citare i primi caduti nella Battaglia di Bosco Martese ... Luigi De Iacobis, Gabriele Melozzi, Guido Palucci, Mario Lanciaprima, Guido Belloni ...

L'eco dell'ultimo nome non si era ancora spento, quando Orsini s'alzò di un gesto fiero, in segno d'onore e rispetto per i suoi compagni di classe, di un'altra classe, di un'altra storia ... e allora
chiesi cos'era la Libertà ... che profumo avesse ... e soprattutto quale fosse la sua virtù.

"La libertà -rispose Orsini, è un foglio bianco, un pezzo di legno, un marmo di granito, una tela nuda, una chiave di violino, la libertà è l'ispirazione del poeta, dello scultore, del pittore, del musicista ... la libertà è il talento della vita che scorre denito di noi ... di tutti noi ...
La libertà è nostra madre, nostro padre, la nostra famiglia, il loro ricordo che continua a vivere attraverso il nostro desiderio di credere nel più umano dei valori"

Ma oggi ... lo incalzai ...
Settembre 2004 esiste la sua Libertà?
- E lui di rimando ...

"Se hai la stessa capacità d'urlare degli altri, lo stesso tono, clamore, sentore, calore e quando puoi dare voce alla tua ragione, liberamente senza paura o timore, allora si è liberi ... altrimenti l'antidoto ai soprusi è il coraggio ... che vive dietro una porta socchiusa ... basta non passare davanti e far finta di mente".
Liutaio, burattinaio di suoni, mandante di poesie vibranti e melodiose ... il violino figlio della ... passione e della fede per la parte pulita degli uomini.
Nell'arte non c'è violenza o sopruso, ma desiderio di espressione ...
I violini sono oggetti animati, pulsanti e pensanti, hanno solo bisogno di essere accarezzati da mani sensibili, da uomini che hanno la capacità di sognare.
L'anima di metallo, il piccolo cuore che si nascondeva tra le vene del legno dei miei violini, esprimeva il contatto tra il modesto falegname e l'artista che vive in noi .... e la possibilità di aiutare a creare musica, ovvero il potere di volare liberi, era per quegli anni un altro modo di lottare".

Smisi di far domande quando la mia mano fu stretta dalla sua storia ed un'osmosi di passioni inebriò il mio essere ... fui sconvolto dal senso dell'onore, del sacrificio globale che seppe abbracciare anche il sapore dell'amore, dal quale fuggì, per non mettere in pericolo il senso etico di una famiglia.

La morte, la vita, la libertà, l'amore, una collana di un corollario antico, sigillo di virtù ... icona semplice di una memoria che veglia e coccola.

Vincenzo Ercole Orsini prima di congedarsi dalla mia piccola compagnia di saltimbanco chiamò un uomo più giovane di lui, seduto in posa serena tre panchine più in là.

L'uomo si fece avanti fiero, aveva la sua stessa luce d'impronta ... era il fratello Gilberto, ebanista di vena nobile e mobile creatore, che gli pose un violino ... il violino di Orsini ... senza voce, rimasi solo ad ascoltare quella musica, violare le viole violentate, per vedere volare i due fratelli d'affetto e ricordare ai teramani, che quella piazza ... Piazza Orsini è la nostra statua della Libertà.

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Articolo di Giancarlo Falconi pubblicato sul mensile "Teramani", N° 6 - Settembre 2004.

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domenica 16 aprile 2006

I Banditi della Libertà: la straordinaria storia della Brigata Maiella

La straordinaria storia della brigata Maiella.
Partigiani senza partito e soldati senza stellette





A Giulianova presso il Circolo Culturale “Il nome della Rosa è stato presentato il libro “I Banditi della Libertà"
La straordinaria storia della Brigata Maiella, partigiani senza partito e soldati senza stellette” di Marco Patricelli a cura di Luca Maggitti (giornalista e scrittore ) e riprese video effettuate da Vincenzo Cicconi della Pacot Video.

«Siete duri come la pietra della vostra montagna».

Con queste parole, agli sgoccioli della seconda guerra mondiale, i partigiani di Asiago accoglievano i soldati della Brigata Maiella, fratelli d'armi.

Soldati stranissimi: provenivano dall'Abruzzo, indossavano impeccabili divise britanniche, erano inquadrati nel ricostituito Esercito italiano, avevano sulle spalline i gradi regolari ma non portavano le stellette sul bavero, sostituite da mostrine col tricolore; sul braccio, infine, uno scudetto col profilo bianco della Maiella e lo sfondo azzurro del cielo.

Quella Brigata si era costituita alla fine del 1943 come banda partigiana, aveva conquistato la fiducia degli inglesi, si era battuta al loro fianco.

La formazione era apartitica, i suoi componenti erano della più disparata estrazione sociale e di diversa convinzione politica, ma non avrebbero mai giurato fedeltà ai Savoia che ritenevano responsabili del disastro in cui era precipitata l'Italia.

Scacciati i nazifascisti dall'Abruzzo, la banda non si sciolse e decise di continuare nella guerra di liberazione.

I «maiellini» saranno per otto mesi filati in prima linea, nei ranghi della VIII Armata, al fianco dei polacchi del II Corpo d'armata, dopo essere stati inquadrati fino al giugno del 1944 nel V Corpo britannico.
Sono i primi soldati a entrare a Bologna libera, sventolando il tricolore, italiani tra gli italiani.
L'epopea della Maiella si conclude nel maggio del 1945 ad Asiago.

La bandiera della Brigata Maiella è l'unica di una formazione partigiana decorata con la medaglia d'oro al valor militare.

L’autore del libro è Marco Patricelli (Pescara, 1963), giornalista del «Tempo» e storico, è autore, tra l'altro, di Liberate il duce - Gran Sasso 1943: la vera storia dell'Operazione Quercia (2001, Premio Polidoro), e per UTET Libreria La Stalingrado d'Italia (2002), e Le lance di cartone (2004).


È consulente storico del TG della storia (Raiuno) e cultore della materia all'Università «Gabriele d'Annunzio» di Chieti.

Il video, della durata di circa 1 ora e 30 minuti, è stato pubblicato su due canali di video sharing gestiti dalla PacotVideo: Blip.it e Vimeo.

E' stato inoltre pubblicato su diversi blog:
1 - La Città di Teramo e Provincia
2 - PacotVideo
3 - Pensieri Teramani
4 - Società Civile di Teramo
5 - Resistenza Teramana