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giovedì 4 maggio 2006
Ercole Vincenzo Orsini, medaglia d'oro della Resistenza Teramana
Quella mattina che mattinè di poeti e versi, che mattinata di musica e note, che mattata di storia e verità, adagiata in una custodia di venature d'Ebano umano.
Erano le sei di un' alba teramana, quando m' incamminai per piazza Orsini, attraversando il lungo viale Bovio con la testa alta e china, come le fronde degli alberi al cospetto di un vento d'onore.
Le mie scarpe erano lucide a specchio, avevo i gemelli al polsino e un fazzoletto rosso all'occhiello della giacca.
Sentivo il mio cuore rapito da un sasso, lanciato a sfiorar il laghetto della villa, da quei cerchi della vita, che ti mostrano per un istante un'anima svanita nei ghirigori della mente.
Piazza Orsini era solitaria di Leoni, lì ferma e fiera a sorreggere il comune senso della vita, del coraggio, dell'umiltà, della resistenza.
Il tempo fermo alle quattro stagioni, si accomodò elegante due panchine più in là, sedette accanto a molte ombre luminose e...attese con nobile pazienza.
La mano di Vincenzo Ercole Orsini, l'eroe della Resistenza teramana, la medaglia d'oro di una memoria memore e mima del sacrificio alla vita, del falegname artista, del liutaio poeta, si posò sulla mia nuda spalla in mille attimi rallentati, come l'ondeggio di una foglia d'Autunno, che culla il suo cadere con il verso di un sedia a dondolo.
Mi girai giostraio, a rubare un suo sguardo, ma ne colsi la presenza accanto, seduto a mirar i suoi Portici, il Comune, le Panchine, Le Aiuole l'aria di una Teramo d'alba fiorita.
Spalle dritte, le mani e le ginocchia ad unisono saltellanti, le labbra disegnate da un uomo che baciava la vita con la passione di un amore conteso e difeso.
Quegli occhi grandi ad inseguire l'ultimo ricordo, di quel pomeriggio del 13 Dicembre del 1943, quando in una tombale Montorio, fu ucciso dalle milizie fasciste, in uno scontro che di epico e valoroso, ebbe solo la vita di Orsini.
Lo guardavo senza parlare ... e per un cantastorie il silenzio è follia ... lo miravo senza domande e per un favolaio di vita, il silenzio è una folle menzogna ... ma io sono un poeta e ho tempo ... di cogliere le rime di una natura in fiore.
Bianca vestita la colomba che di sbattere le ali, s'arrese dinanzi alla fontana dei due Leoni ... Orsini si pose sicuro e ne difese l'ultimo respiro dagli occhi indiscreti e ansiosi di una vita perduta ...
gli chiesi cosa fosse per lui la morte ... mi sorrise gentile e disse:
"La morte è di coloro che vivono nell'ombra di chi non vede, non sente, non denuncia le offese alla dignità e nobiltà dell'animo umano ... L'uomo muore mille volte nella sua viltà di servo e cortigiano, di un potere che dimentica la gente che soffre, per vivere in un limbo sdegnoso".
Quelle parole erano violente di verità ed il mio pensiero fuggi a rendere di ricordo, gli eroi per la mia e nostra libertà ... una prosa a tutti e di virtù memoria mi vien da citare i primi caduti nella Battaglia di Bosco Martese ... Luigi De Iacobis, Gabriele Melozzi, Guido Palucci, Mario Lanciaprima, Guido Belloni ...
L'eco dell'ultimo nome non si era ancora spento, quando Orsini s'alzò di un gesto fiero, in segno d'onore e rispetto per i suoi compagni di classe, di un'altra classe, di un'altra storia ... e allora
chiesi cos'era la Libertà ... che profumo avesse ... e soprattutto quale fosse la sua virtù.
"La libertà -rispose Orsini, è un foglio bianco, un pezzo di legno, un marmo di granito, una tela nuda, una chiave di violino, la libertà è l'ispirazione del poeta, dello scultore, del pittore, del musicista ... la libertà è il talento della vita che scorre denito di noi ... di tutti noi ...
La libertà è nostra madre, nostro padre, la nostra famiglia, il loro ricordo che continua a vivere attraverso il nostro desiderio di credere nel più umano dei valori"
Ma oggi ... lo incalzai ...
Settembre 2004 esiste la sua Libertà?
- E lui di rimando ...
"Se hai la stessa capacità d'urlare degli altri, lo stesso tono, clamore, sentore, calore e quando puoi dare voce alla tua ragione, liberamente senza paura o timore, allora si è liberi ... altrimenti l'antidoto ai soprusi è il coraggio ... che vive dietro una porta socchiusa ... basta non passare davanti e far finta di mente".
Liutaio, burattinaio di suoni, mandante di poesie vibranti e melodiose ... il violino figlio della ... passione e della fede per la parte pulita degli uomini.
Nell'arte non c'è violenza o sopruso, ma desiderio di espressione ...
I violini sono oggetti animati, pulsanti e pensanti, hanno solo bisogno di essere accarezzati da mani sensibili, da uomini che hanno la capacità di sognare.
L'anima di metallo, il piccolo cuore che si nascondeva tra le vene del legno dei miei violini, esprimeva il contatto tra il modesto falegname e l'artista che vive in noi .... e la possibilità di aiutare a creare musica, ovvero il potere di volare liberi, era per quegli anni un altro modo di lottare".
Smisi di far domande quando la mia mano fu stretta dalla sua storia ed un'osmosi di passioni inebriò il mio essere ... fui sconvolto dal senso dell'onore, del sacrificio globale che seppe abbracciare anche il sapore dell'amore, dal quale fuggì, per non mettere in pericolo il senso etico di una famiglia.
La morte, la vita, la libertà, l'amore, una collana di un corollario antico, sigillo di virtù ... icona semplice di una memoria che veglia e coccola.
Vincenzo Ercole Orsini prima di congedarsi dalla mia piccola compagnia di saltimbanco chiamò un uomo più giovane di lui, seduto in posa serena tre panchine più in là.
L'uomo si fece avanti fiero, aveva la sua stessa luce d'impronta ... era il fratello Gilberto, ebanista di vena nobile e mobile creatore, che gli pose un violino ... il violino di Orsini ... senza voce, rimasi solo ad ascoltare quella musica, violare le viole violentate, per vedere volare i due fratelli d'affetto e ricordare ai teramani, che quella piazza ... Piazza Orsini è la nostra statua della Libertà.
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Articolo di Giancarlo Falconi pubblicato sul mensile "Teramani", N° 6 - Settembre 2004.
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